In Iran la riforma del codice penale del 2013 ha sancito, in realtà, che la pena di morte possa essere sostituita con un’altra punizione per diversi motivi: ad esempio, se l’imputato minorenne non si è reso conto dell’effettiva gravità dell’atto commesso, né delle sue conseguenze. I prigionieri condannati a morte per reati commessi quando avevano meno di 18 anni possono chiedere un nuovo processo e il giudice può decidere per una pena alternativa alla condanna a morte, basandosi sul suo giudizio discrezionale circa la crescita mentale e la maturità raggiunta dal reo minorenne al momento del reato.
Già questa procedura non rispetta, in realtà, gli obblighi assunti 20 anni fa dal paese, grazie alla ratifica della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia, con la quale l’Iran si è impegnato a tutelare e rispettare il diritto alla vita dei minorenni, nonché a mettere fuori legge la pena di morte per i minori di 18 anni. Essendosi il Paese volontariamente legato a questo obbligo, poco importa che le leggi del paese fissino la maggiore a 9 anni per le bambine e a 15 anni per i ragazzi. Nel giugno 2015, inoltre, è entrata in vigore un’altra riforma, secondo la quale gli imputati minorenni devono essere processati da tribunali specializzati nella giustizia minorile e non più dai tribunali per adulti. Nonostante questo, però, le esecuzioni sono proseguite normalmente, per colpa anche di un modus operandi nei processi per cui i giudici, con qualche domanda banale, si formano l’idea che la persona che hanno di fronte sia mentalmente matura rispetto all’epoca del reato, confermando perciò la sentenza.
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di Valentina Adobati
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Approfondimento:
L’Iran rimane nel 2017 il Paese con il più alto numero di esecuzioni pro capite. L’impiccagione è il metodo preferito con cui è applicata la Sharia: essa avviene di solito tramite delle gru o piattaforme più basse per assicurare una morte più lenta e dolorosa. Come cappio è usata una robusta corda oppure un filo d’acciaio che viene posto intorno al collo in modo da stringere la laringe provocando un forte dolore e prolungando il momento della morte.
Essa è spesso combinata a pene supplementari come la fustigazione e l’amputazione degli arti prima dell’esecuzione. La pena di morte non risparmia neanche i minori, in aperta violazione della Convenzione sui Diritti del Fanciullo che pure l’Iran ha ratificato. Nel 2017, sono stati giustiziati almeno 6 presunti minorenni. Link: http://www.ristretti.org/Le-Notizie-di-Ristretti/iran-torture-e-pena-di-morte-non-risparmiano-neanche-i-minori