I “foreign fighters” minorenni e la tragica scoperta di Quilliam


Ogni giorno sentiamo parlare della possibilità di infiltrati dell’Isis nei barconi che arrivano nelle nostre coste. A dare una risposta a questo dubbio ci ha pensato Quilliam, un autorevole centro studi fondato in Inghilterra da un gruppo di ricercatori musulmani. Nel documento  “Refuge, Pathways of Youth Fleeing Extremism”  firmato da Nikita Malik, viene precisato che la possibilità di foreign fighters minorenni arrivati con i barconi in Italia non è da escludere, anzi.

I minori che cercano asilo nel nostro paese sembra siano il bersaglio preferito dei gruppi estremisti perché più vulnerabili all’indottrinamento, più adatti a diventare abili combattenti o, nel caso delle ragazze, a fornire nuove generazioni di future reclute.

I reclutatori dell’Isis attirano l’attenzione di questi giovani proponendosi di pagare il viaggio in totale sicurezza.  Infatti aderendo all’organizzazione i minori potranno evitare i barconi fatiscenti e i posti in stiva. Non bisogna, infatti, dimenticare che i migranti pagano sui 500 dollari per arrivare alle coste del Mediterraneo e prima ancora i costi di circa 900 dollari  per raggiungere le coste africane.

Ma i miliziani vanno oltre e non si fermano al reclutamento lungo le coste. Nell’estremo sud ovest libico, non lontano dal confine con il Niger, c’è Al Quatrun, una cittadina propizia per l’Isis. Qui infatti selezionano giornalmente nuovi miliziani, preferibilmente minori dai 13 ai 17 anni, per imbarcarli per l’Europa. In questi tempi infatti i terroristi sono sempre più interessati all’immigrazione e ai minori, e ciò lo si può dedurre dai crescenti comunicati da loro stessi inviati.

Con tutte le misure antiterrorismo adottate nei paese dell’Ue è fondamentale infatti per l’Isis avere degli infiltrati pronti a colpire nei momenti più opportuni  e i minori passano spesso in sordina. Per questo motivo i miliziani cercano sempre più i giovani, i quali a differenza degli adulti sono più vulnerabili e più facilmente manipolabili. Spesso poi questi minori viaggiano senza famiglia, quindi è più facile avvicinarli e convertirli. Molto spesso i reclutatori dell’Isis, sono infiltrati all’interno degli stessi centri di detenzioni per minori migranti, dove le condizioni sono spesso fatiscenti, quindi i minori non riescono a resistere al richiamo dei soldi e della speranza di vivere in modo più decoroso che questi reclutatori propongono loro.

Sono molte le testimonianze di minori che raccontano le atrocità commesse nei loro confronti dai guerriglieri dell’isis. Traumi che difficilmente verranno superati a causa dei soprusi subiti. Grazie al lavoro di diverse organizzazioni che operano nel territorio internazionale si è riusciti a salvare diversi minori, portandoli in luoghi protetti e spesso cercando di ricongiungerli con i famigliari. I minori ai psicologici raccontano come i jihadisti li indottrinano fin da piccoli per diventare kamikaze. Addirittura sostituendo i libri di scuola, la matematica per esempio viene insegnata con disegni di bombe, oppure la storia viene modificata in modo da sottolineare l’importanza della guerra e di come noi occidentali siamo dei miscredenti e quindi dobbiamo essere puniti.

I minori, in prima fila nei territori di guerra sono costretti a vivere in tunnel sotterranei per sopravvivere ai bombardamenti o a uccidere i genitori perché non si sono adeguati alle regole dell’Isis. Bambini di 5 anni costretti a ore di combattimento e a formazione estenuante per diventare i migliori soldati. Senza poter piangere o sfogarsi perché devono diventare guerriglieri forti e impassibili. Costretti a vedere le esecuzioni per ore, in modo da imparare al meglio la tecnica. Bambini lanciati contro i soldati o utilizzati come scudi umani. Questi sono solo alcuni esempi di ciò che i minori sono chiamati a fare.

Ma l’Isis ha bisogno di tutti quindi i bambini inadatti al combattimento per problemi fisici non vengono uccisi ma vengono utilizzati come spie e agenti per raccogliere informazioni o come messaggeri.

In molti hanno cercato di dare una spiegazione a questo crescente fenomeno, c’è chi afferma che l’Isis è in un momento di crisi per quanto riguarda il reclutamento di adulti e quindi l’unica salvezza è quella di  reclutare minorenni. Secondo altri i miliziani vogliono solo incrementare le loro fila. Resta il fatto che si parla ancora troppo poco di questo fenomeno e non si hanno dati certi di quanti minori siano attualmente nelle mani dei miliziani. Su questo argomento i problemi da affrontare sono veramente tanti. Sarebbe necessario un lavoro preventivo per prima cosa, poi un inserimento adeguato del minore nel territorio di arrivo e far capire loro che hanno sempre una possibilità di scelta una volta arrivati nel nostro paese.  Sarebbe necessario si sentissero protetti in modo da riuscire ad allontanarli da accordi precedentemente conclusi con i reclutatori dell’isis. Ma purtroppo queste sono solo parole perché nella realtà dei fatti a questi bambini viene ancora precluso qualsiasi tipo di diritto e di salvezza in un mondo che si occupa ancora troppo poco di loro.

di Lisa Guerra