L’infanzia bruciata dei 250.000 bambini soldato: un crimine di guerra senza fine


La lunghezza dei conflitti rende sempre più urgente trovare nuove reclute per rimpiazzare le perdite. Quando questo non è facile si ricorre a ragazzi di età inferiore a quanto stabilito dalla legge o perché non si seguono le procedure normali di reclutamento o perché essi non hanno documenti che dimostrino la loro vera età. I minori vengono utilizzati come scudi umani, ammazzati, mutilati, reclutati e addestrati al combattimento. Per non parlare delle ragazze e bambine: dopo essere state rapite, vengono messe in uno stato di totale subordinazione e schiavitù, violentate, sottoposte a matrimoni forzati con i loro aguzzini.

Il Protocollo opzionale alla Convenzione sui diritti dell’infanzia relativo al coinvolgimento dei bambini nei conflitti armati, adottato all’unanimità nel maggio 2000 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, aumenta l’età minima per la partecipazione diretta agli scontri a fuoco dai 15 ai 18 anni (articolo 1) e vieta il servizio di leva o il reclutamento forzato al di sotto dei 18 anni(articolo 2).

In un rapporto del luglio 2015, il Rappresentante Speciale Onu per i minori in guerra, Leila Zerrougui, parla di “unspeakable violences“, violenze inenarrabili, e spiega che “la situazione peggiora di anno in anno”. Aumentano reclutamenti forzati e attacchi a scuole e ospedali; su 24 milioni di sfollati almeno uno su tre è minorenne e oltre un miliardo di bambini vive in 42 paesi colpiti dagli anni Duemila da conflitti non ancora risolti. In altri termini, un minore su dieci è coinvolto in guerre o vive in aree a rischio. Non a caso il numero dei child soldiers cresce anno dopo anno: secondo l’Onu, sono almeno 250mila i minori impiegati da forze armate regolari o irregolari come soldati, cuochi, facchini e schiavi sessuali.
Si stima che in Yemen finora la lotta fra l’esercito yemenita e i ribelli huti abbia avuto un impatto devastante soprattutto sulla vita dei minori: il tasso di mortalità infantile è salito di sei volte rispetto ai dati del 2014, mentre il numero di bambini soldato reclutati dalle milizie è cresciuto di almeno cinque volte. Durante il 2016 solo nella Repubblica democratica del Congo tremila giovanissimi e adolescenti al di sotto dei diciotto anni sono stati arruolati come bambini soldato e nel Medio Oriente il numero è ancora più elevato.

Nel suo rapporto del 2017 sulla situazione dei minori, il Segretario generale dell’ONU, Antonio Guteress ha sottolineato che in quattordici Stati nel mondo sono ben cinquantasei i gruppi armati e, purtroppo anche sette eserciti regolari, che reclutano bambini soldato.

Secondo le stime dell’ONU, il 40 per cento dei bambini soldato sono ragazzine e sono proprio loro che riscontrano maggiori problemi dei maschi quando tornano a casa. Il loro inserimento nella comunità è tutt’altro che facile: molto spesso vengono respinti o discriminati, la maggior parte delle ragazze viene addirittura ripudiata dalla loro stessa famiglia. Giovanissime vite, vittime due volte e sole al mondo per essere state costrette a servire un padrone che le ha rese schiave. “Uno dei problemi principali –  spiega un’operatrice della Ong Intersos  –  è far capire che il minore è una vittima, non un soldato o un aggressore”.

Intanto l’uso dei bambini soldato sta cambiando, soprattutto nei conflitti lasciati in eredità dalle primavere arabe e dagli interventi militari in Afghanistan e Iraq. Il fondamentalismo islamico ha portato alla ribalta strumenti come la fede e il web, usati per arruolare e fare proseliti, o anche mandare i bambini a compiere attentati suicidi: questo sta rendendo estremamente complicate le mediazioni degli operatori per il rilascio dei minori e sta cambiando il concetto di violenza, usata per umiliare e annientare tanto fisicamente quanto psicologicamente il nemico infedele, oltre che impressionare l’opinione pubblica. In base ai rapporti degli operatori Unicef in Siria, i miliziani dell’Isis entrano nelle scuole per prendere i bambini non musulmani e li portano via con il prezzo sul petto per venderli come schiavi sessuali e militari. E più di una volta gli operatori riportano casi di bambine stuprate mentre l’aguzzino telefona in diretta al padre.
Rubare l’infanzia e l’adolescenza a centinaia di migliaia di fanciulli equivale a un crimine di guerra. E purtroppo in diversi paesi del mondo tanti bambini continuano ad imparare come si spara e si uccide, prima che apprendere a leggere e scrivere.

di Valentina Adobati