Paraguay: una legge vieta alle minorenni vittime di abusi di abortire


I dati sono allarmanti: secondo il Ministero della salute in Paraguay, nel 2014, più di 700 bambine di età inferiore ai 14 anni hanno dato alla luce un figlio.
Ma i numeri potrebbero esser maggiori, dato che un grande numero di parti avvengono fuori dalle strutture sanitarie.
Sono storie di infanzia e di abusi, di bambine che hanno solamente 10, 11 o 12 anni e la cui infanzia è stata strappata via dagli orchi: fratelli maggiori, patrigni, sconosciuti che le hanno violentate e messe incinte.
In Paraguay una legge vieta loro di abortire. Anche se minorenni. Anche se vittime di un abuso. L’interruzione di gravidanza è, infatti, concessa soltanto se la gestazione può comportare rischi gravi per la vita della madre. In tutti gli altri casi, non è possibile aggirare la prescrizione: bisogna partorire. Anche se la gravidanza è il risultato di uno stupro o di un incesto, o anche in caso di gravi malformazioni del feto, l’interruzione di gravidanza non è consentita.
La situazione è allarmante, le cifre sono in crescita“, ha spiegato una portavoce del Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione, un fondo nato per supportare le popolazioni in situazioni di crisi. “Diventare madre a dieci anni rappresenta spesso una sfida impossibile da portare avanti per delle bambine che molto spesso vengono abbandonate al loro destino. La loro vita cambia radicalmente e i limiti sono numerosi”. Soltanto nel mese di maggio, le denunce di abusi sessuali su minori sono state 900.
E, come se già questo non fosse grave, quello che più sconvolge è che spesso gli orchi non vengono puniti: la maggior parte degli stupratori, il 70%, riesce a cavarsela e non farsi neanche un giorno di prigione, continuando, magari, a reiterare i reati contro altre bimbe. Le quali, se incinte, dovranno pressoché certamente diventare madri. A meno che non ricorrano alle “mammane“: gli aborti illeciti, nel paese, sono in continuo aumento. Ma molti di questi sono praticati in strutture non idonee e in condizioni igieniche precarie che portano alla morte delle giovanissime gestanti.
Fece molto scalpore nel mese di maggio la notizia, riportata da più quotidiani in tutto il mondo, della bambina di 10 anni incinta a cui fu negato l’aborto, stuprata dal patrigno. Anche in questo caso la legge non permise l’interruzione della gravidanza e si diede vita ad un movimento spontaneo di petizioni a livello mondiale. La madre fu- ingiustamente – incarcerata con l’accusa di non aver compiuto in modo adeguato il suo dovere di cura e tutela della minore e ora un giudice sta valutando un’ulteriore accusa di favoreggiamento, poiché la madre sarebbe stata complice dello stupro e della fuga del patrigno, attualmente ricercato dalla polizia.
Il comportamento delle autorità del Paraguay ha causato numerose reazioni e proteste da parte dei gruppi per i diritti umani e delle attiviste femministe.
Un articolo apparso sul Guardian, sottolinea: “I pericoli sono chiari. La gravidanza di una bambina mette a rischio non solo la sua salute emotiva e mentale, ma la sua salute fisica e forse anche la sua vita. La decisione del Paraguay di non interrompere la gravidanza non ha nulla a che fare con il rischio reale per la bambina coinvolta, ma ha a che fare con la volontà di adesione a una legge antiquata e tortuosa che preferisce mettere a rischio la vita di una minore piuttosto che ammettere che le sue politiche anti-aborto sono troppo rigide. Se quelli che vogliono vedere questa giovane ragazza partorire sono veramente a favore della vita, di quale vita si stanno preoccupando? Perché non è certo quella della bambina di dieci anni costretta a far nascere il figlio del suo violentatore a essere al centro di questa storia. Questa giovane e anonima ragazza – questa bambina – è già stata violata da un membro della sua famiglia. Deve essere violata anche dal suo paese?
Amnesty International ha ribadito più volte che le restrizioni al diritto di aborto del Paraguay violano il diritto internazionale: l’impatto fisico e psicologico di costringere una ragazzina a portare avanti una gravidanza indesiderata è paragonabile alla tortura.
Fonti:
http://www.ilpost.it/2015/05/06/bambina-dieci-anni-incinta-paraguay-negato-aborto/
http://www.articolotre.com/2015/09/orrore-paraguay-900-abusi-su-minori-al-mese-le-bimbe-violentate-costrette-a-partorire/