Con sexting, termine coniato nel 2005 e composto dalle parole “sex” (sesso) e “texting” (invio di messaggi) si intende lo scambio di foto, video o audio a sfondo sessuale, nudi espliciti o seminudi trasmessi con l’uso di smartphone e delle chat presenti sui social network.
Si potrebbe pensare che il fenomeno sia una prerogativa del mondo degli adulti ma, in realtà, è largamente diffuso anche tra i minori. Per gli adolescenti (e talvolta pre-adolescenti) inviare immagini di nudo è una dimostrazione di fiducia al proprio partner, un gioco per sperimentare senza pudore e per sentirsi in questo modo più grandi. Tutto ciò rientra nel processo di costruzione e scoperta della propria identità che oggi avviene anche con l’utilizzo delle nuove tecnologie.
È importante essere consapevoli delle conseguenze del sexting: le immagini di nudo condivise e diffuse sul web e social non sono più gestibili e possono dare vita a fenomeni come cyberbullismo, revenge porn (vendette) o sextortion (minacce di diffusione del materiale) o configurare reati di pedopornografia. Secondo il Comitato di Lanzarote del Consiglio d’Europa il sexting tra minori non costituisce una condotta connessa alla pedopornografia, se coinvolge esclusivamente in modo privato i minori, ma occorre indagare in particolare modo sul tema del consenso.
L’educazione alla sessualità e all’affettività sono pertanto fondamentali per prevenire forme di abuso e per permettere ai minori di effettuare scelte consapevoli. Nel caso in cui le immagini siano state diffuse contro la volontà della persona ritratta occorre rivolgersi alla Polizia Postale e delle Comunicazioni per chiedere la rimozione del materiale online e per bloccarne la diffusione.
di Fabio Cruccu, giurista specializzato in Diritto minorile con focus su educazione digitale, giornalista pubblicista e presidente associazione F4CR network