Educazione digitale: denigration


Non sempre si comprendono le ragioni che spingono un cyberbullo a creare contenuti diffamatori verso un’altra persona e a diffonderli su Internet. Questo può accadere anche attraverso la denigration. Ma cosa si nasconde dietro questo nome?

La denigrazione realizzata attraverso l’uso del web consiste nel creare, condividere e diffondere in rete insulti, menzogne, sms, pettegolezzi contro una determinata persona, spesso senza alcun elemento di verità, allo scopo di rovinarne la sua reputazione e mutarne la percezione agli occhi di amici e conoscenti. Un video o una fotografia modificata opportunamente dal bullo ai danni di un compagno di classe per renderlo intenzionalmente protagonista di una scena sessuale è un tipico caso di denigrazione, che ha il chiaro obiettivo di danneggiare i rapporti sociali attraverso la diffusione di questi materiali online.

Ma può anche accadere che le azioni siano rivolte verso il corpo docente, denigrando insegnanti o altri adulti di riferimento.

Esiste una sostanziale differenza rispetto alle altre condotte di cyberbullismo, come il cyberharrassment e il cyberstalking: nella denigration, infatti, non necessariamente chi riceve il materiale condiviso è la vittima che subisce il contenuto della denigrazione ma può essere semplicemente uno spettatore passivo, nel caso in cui si limiti a guardare o attivo, qualora a sua volta inoltri il materiale, mettendo così in moto un effetto a catena difficilmente arginabile e controllabile. Spesso sono etichettate come bravate e ricondotte ad azioni di gioco tra i giovani ma tali azioni realizzate attraverso l’uso dei social network possono generare effetti nefasti, paure, ansie e tali sofferenze possono portare anche ad epiloghi tragici, come il suicidio.


di Fabio Cruccu, giurista specializzato in Diritto minorile con focus su educazione digitale, giornalista pubblicista e presidente associazione F4CR network