Al giorno d’oggi assistiamo ad un costante aumento del fenomeno delle “spose bambine”.
In molti paesi le bambine vengono viste come un peso economico per le famiglie che vedono, come unica soluzione possibile il loro matrimonio precoce. Molteplici sono le giustificazione che i genitori di queste minori utilizzano per giustificare l’atto d’orrore che commissionano: il matrimonio precoce e combinato. Tra esse troviamo il non riuscire a sfamare il resto della prole, non riuscire a far fronte alle spese giornaliere che la vita impone sino anche ai casi i cui i genitori ammettono che senza dover far fronte alle spese per la figlia riescono ad avere un tenore di vita migliore.
Si assiste a questo fenomeno in molti paesi nel mondo, soprattutto esso è molto presente in Tanzania, Kenya e Benin; ad oggi nel mondo si contano 650 milioni di bambine sposate prima di aver compiuto i 18 anni. Soffermandoci sul profilo psicologico di queste minori vediamo che possono presentare varie problematiche tra cui ansia, paura, ma anche problemi di identificazione, di personalità, poiche ad esse è stato impedito di crescere, sviluppando la propria persona (compresa la sfera psicologica) secondo le normali tappe di crescita personale.
Sono state private della possibilità di costruirsi il proprio futuro per poter diventare le donne che avrebbero voluto essere.
Lo strumento più potente per combattere tale fenomeno è la scuola; bambine più istruite hanno piuù consapevolezza dei propri diritti e possono in futuro essere donne emancipate economicamente, psicologicamente e socialmente.
Di seguito riportiamo la testimonianza di Sara Kolak, education officer di Intersos:
“la mia migliore amica, Nadia, a 15 anni è stata data in matrimonio ad un conoscente della famiglia, un siriano di 38 anni che è immigrato in Giordania da tempo e che quindi aveva già i documenti in regola per vivere e lavorare nel paese. Nadia non voleva sposarsi ma quell’uomo ha pagato alla famiglia una dote importante e lei si è sacrificata per i suoi fratellini più piccoli. Solo che poi il marito non era contento di lei e dopo qualche mese l’ha rimandata dai suoi e ha preteso di avere indietro i soldi e i regali che aveva dato. Adesso Nadia sta sempre in casa e non ha ripreso neanche la scuola”.
Purtroppo la realtà di questo fenomeno è riscontrabile soprattutto nei paesi del terzo mondo o arretrati sia economicamente che culturalmente; è verosimile pensare che sino a quando non si interverrà, in questi territori, con progetti e strumenti a sostegno della scolarizzazione e dell’indipendenza economica, questo fenomeno continuerà ed esistere e ad espandersi a macchia d’olio sino a quando si giungerà ad un punto di non ritorno. Non bisogna perdere di vista il focus su cui si incentra tale problematica: qui vengono lesi molti diritti contemporaneamente: l’essere donna, l’essere un minore e l’essere una persona.
Se anche oggi che siamo nel 2022 continuano ad esistere fenomeni di tale portata bisogna prendere coscienza che quello che si è fatto fino ad ora non è sufficiente e che molto altro va farro per cercare di arrestare tale fenomeno.
di Barbara Maggi, studentessa – facoltà di Giurisprudenza, Università degli studi “Guglielmo Marconi” di Roma
