Le vittime invisibile della violenza di genere


Nell’abitazione di Luca ci sono giorni in cui tutto vola. Tra le urla disperate della madre che subisce soprusi da parte del marito, volano gli schiaffi, le offese, gli oggetti e i piatti contro il muro. Luca ha 11 anni ed è vittima di violenza assistita, una forma di abuso che si manifesta quando i minori sono testimoni diretti e/o indiretti di maltrattamenti espressi attraverso atti di violenza psicologica, fisica, sessuale, economica, verbale.

I bambini che vivono la violenza assistita sono restii nel raccontare ciò che accade tra le mura di casa, perché spaventati o per proteggere il genitore vittima da ulteriori ripercussioni.

Tuttavia le conseguenze scaturite da questa tipologia di violenza, sono particolarmente rilevanti sulle capacità di socializzazione e sullo sviluppo psicofisico dei più piccoli, che nel lungo periodo potrebbero essere portatori di forme depressive, disturbi del sonno e del comportamento alimentare, insicurezza, scarso rendimento scolastico, aggressività, bassa autostima, ansia, tendenze suicide o maggiori probabilità di essere autori di violenza nei confronti delle proprie compagne.

I minori sì confrontano quotidianamente con il loro sentirsi colpevoli e impotenti rispetto alla possibilità di poter modificare la situazione in cui versano, ritrovandosi ad essere vittime dirette di danni fisici nel tentativo di difendere la propria madre.

Il ruolo del Servizio Sociale nel contrasto dei maltrattamenti familiari è fondamentale.

Partendo dall’assunto che la violenza contro le donne e la violenza assistita sono due facce della stessa medaglia, è necessario offrire sostegno alle donne vittime di ogni tipologia di violenza al fine di proteggerne i figli. Sarebbe altresì fondamentale valutare un’ipotetica separazione del minore dal nucleo familiare, ma è preferibile l’allontanamento del genitore violento, per evitare di innescare un ulteriore trauma al bambino. Laddove quanto detto non fosse attuabile, bisognerebbe attraverso un lavoro d’equipe, inserire la madre e i figli in una struttura protetta al fine di far valere il diritto del minore a vivere in un ambiente familiare che sappia garantire il suo sano sviluppo, nonché ottemperare ai suoi bisogni educativi e affettivi.

È opportuno sottolineare che i casi di violenza assistita sono in aumento, ma le denunce non sono ancora abbastanza.

Fonti: www.progettofamigliaformazione.it e https://psicologiaintribunale.it


di Maria De Fazio, assistente sociale impegnata con diverse realtà associative al contrasto delle varie forme di violenza e criminalità.