Prosegue la raccolta di firme di: un progetto d’inchiesta internazionale in cui si denunciano le violenze, specie sessuali, sui bambini in zone di guerre e che mira a fermare e a non lasciare impuniti gli autori e i responsabili di questi immani crimini.
Il tutto è partito dall’inchiesta di due giornalisti francesi e un rapporto di Save the Children in cui hanno documentato storie terribili di torture e violenze su bambini e bambine; ho ritenuto opportuno irrompere in questo “assordante silenzio” in quanto è una ferita troppo grande per l’umanità.
Nella prima metà del 2011 in Siria iniziano le prime proteste contro il regime, le quali sfoceranno in una Guerra Civile molto sanguinosa e repressiva nel 2012 in cui i siriani hanno subito crimini di ogni genere, massacri, torture, bombardamenti di armi chimiche e violenze sessuali persino sui minori. La guerra comunque prosegue tuttora!
Nelle carceri di regime, ai posti di blocco o durante incursioni in case private, i bambini venivano sequestrati e portati via soltanto perché ritenuti colpevoli di essere parenti di oppositori o per far costituire il genitore accusato di ciò.
Qui si inserisce la prima storia, purtroppo una come tante ma non possiamo documentare il numero preciso in quanto tanti genitori scelgono il silenzio per proteggere i figli dalla vergogna o perché ritengono che, non parlandone più, il loro bambino riesca a superare questo tremendo trauma.
Non la pensa così Fatima, una mamma coraggiosa che ha deciso di far sapere al mondo intero e, soprattutto, di testimoniare contro l’attuale Presidente della Siria. I giornalisti raccolgono la storia di Nora, una ragazza che ora ha sedici anni, che quando è stata violentata aveva solo 11 anni, la quale, essendo sotto choc , non riesce a parlarne più, ma sarà appunto sua madre a raccontare tutto.
A maggio del 2011, la piccola Nora viene presa in ostaggio dai soldati dell’esercito di Bashar al Assad che cercavano suo padre accusato di cospirare contro il governo, i quali faranno sapere che la bambina sarà rilasciata appena l’uomo si sarà costituito. Nonostante il padre di Nora si sia consegnato la sera stessa, la bambina viene tenuta prigioniera per 45 giorni con altre donne e bambini. Fin dal primo giorno di prigionia, Nora, come le altre bambine, sono costrette a ingerire pillole o sono sottoposte ad iniezioni di ormoni con lo scopo di renderle “adulte”. La ragazza confesserà alla madre di essere stata spogliata dai soldati e violentata da un vecchio signore di cui ricorda bene il viso. Costui l’ha minacciata di torturarla come un’altra bambina che stava subendo quel trattamento e, dopo un colpo fortissimo sferratole, ha perso conoscenza. La dottoressa dell’ambulatorio che visiterà la piccola Nora dopo la liberazione, accerterà che ella è stata violentata e che riporta gravi lacerazioni all’organo genitale e dovrà subire un intervento chirurgico.
Nonostante Nora e la famiglia siano scappati dalla loro città, Nora porta in maniera evidente i segni di quella violenza: non ha l’aspetto di un’adolescente, gli ormoni iniettati hanno sconvolto per sempre il suo organismo, trema alla sola vicinanza di una qualsiasi presenza maschile e fatica a parlare, men che mai a condurre un’esistenza più serena.
Nel 2014, in una pubblicazione del segretario generale delle Nazioni Unite sui bambini e il conflitto armato in Siria, i ricercatori affermano che “l’Onu ha raccolto prove di violenza sessuale nei confronti dei bambini detenuti dalle forze governative nei luoghi di detenzione ufficiali e clandestini”. I ricercatori dell’Onu non esitano ad affermare che “questa violenza [contro i bambini] servirebbe a umiliare, ferire, ottenere confessioni forzate o fare pressioni su un genitore affinché si consegni”.
In Siria, lo stupro dei bambini – indistintamente maschi e femmine – è quindi diventato un’ “arma” al servizio della macchina repressiva del regime. D’altronde, è stata usata per la prima volta proprio contro un bambino siriano. La vittima innocente è il tredicenne Hamza El Khateeb che nell’aprile del 2011, viene rapito, violentato e ucciso. Un mese dopo, la salma ritorna ai genitori. Un corpo martoriato, torturato e con il sesso tagliato.
Sono tantissime, troppe le storie così in cui i bambini vengono massacrati, umiliati e uccisi fisicamente o psicologicamente.
Il mio piccolo intervento mira a far conoscere questa brutale, dolorosissima realtà, ignorata dai mezzi di comunicazione perché, sicuramente più se ne parla e, forse, o almeno si spera, quanto prima l’Onu si adopererà per punire chi ha commesso tra i più efferati crimini, soprattutto in quanto perpetrati sui bambini… esseri indifesi, senza mai nessuna colpa. (Fonte: www.internazionale.it)
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di Adriana Fucci
